Castelli di Rabbia
di Alessandro Baricco
Trama: " Acccado cose che sono come domande. Passa un minuto, oppure anni, e poi la vita risponde." A Quinnipak c'è una locomotiva di nome Elizabeth, la locomotiva del signor Rail. A Quinnipak si suona l'umanofono, lo strumento del signor Pekish. Quinnipak è un luogo dove chi vive o chi ci arriva ha una storia scritta addosso. Quinnipak è un luogo che invano cerchereste sulle carte geografiche. Eppure è là. Il libro è uscito per la prima volta nel 1991.
Pagine Libro: 222
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"chi può capire qualcosa della dolcezza
se non ha mai chinato la propria vita,
tutta quanta,
sulla prima riga,
d una prima pagina di un libro?
No,
quella è la sola e più dolce custodia di ogni paura - di un libro che inizia."
Ogni volta che finivo un capitolo, chiudevo il libro e cominciavo a brontolare.
Finivo un capitolo, chiudevo il libro e cominciavo a brontolare.
Chiudevo il libro e cominciavo a brontolare.
Brontolare.
Ecco quello che questo libro "castelli di rabbia" mi trasmetteva, facendo sì che il libro mi sfuggisse via, in vari ragionamenti troppo profondi per essere afferrati in una sola volta e troppo complessi per il così poco spazio dei capitoli.
Non perché li ritenessi troppo brevi di descrizione, ma perché mentre leggevo le parole divenire frasi, queste crescevano così tanto in me che esplodevano al di fuori del libro... In un brontolare puro per il non saper acchiappare ogni singolo volo pindarico di ragionamento che la mia mente riusciva a contenere.
Il che è strano, dato la mia sia una mente che di norma riesce perfettamente a saltare di palo in frasca come niente fosse.
Alla fine dei conti dunque, saltare da un contesto povero a uno ricco, anche troppo, probabilmente disorientava la mia mente ..
Chi lo sa.
Sta di fatto che ci sono molti spunti interessanti e di cui prender nota per una più accurata riflessione di quello che l'autore ci pone d'innanzi nella lettura.
Ma andiamo per ordine..
Questo libro comincia con un ritorno.
E alla fine sarà sempre un "ritorno" e "una partenza". E solo quando gli altri, ci faranno notare l'assenza, allora giungeremo alla fine di una conclusione talmente ovvia che potremmo solo che capire come le risposte che cercavamo, fossero lì , e di come solo con il tempo tutto fosse palesato in maniera evidente.
La vita è così.
Questa storia si svolge nella cittadina di Quinnipak, dove tutto si svolge guardando le cose in un modo "infinito".. ma che allo stesso tempo pare quasi un vivere in maniera Utopica.
Si inizia con il ritorno da un viaggio del signor Rail, che come sempre viene preannunciato dall'arrivo di un dono per la moglie Jun.
Ogni viaggio che il marito fa, Jun gli affida un gioiello a lei molto caro così che ogni volta quel gioiello prezioso, assieme al suo amore per Rail faccia ritorno, e così è:
poco prima del suo ritorno ,mentre è sulla via per tornare da Jun, il signor Rail spedisce il gioiello all'interno di un cofanetto meraviglioso.
Molti nel descrivere questo libro si soffermano su ciò che accade a Rail e Jun ma a mio dire è molto importante anche la visione del mondo che vive dentro il signor Hector Horeau, il quale viene a contatto con il signor Rail per poter creare il Crystal Palace.
Horeau soffre di depressione e di quella paura di essere ferito continuamente che lo porta a volere guardare la vita attraverso un vetro per poter proteggersi e non affrontare altro dolore.
A pag.139
"Ogni tanto penso che tutta questa storia del vetro..
del Crystal Palace e di tutti quei miei progetti progetti...
Vede,
ogni tanto penso che solo un uomo spaventato come me poteva farsi venire una mania del genere.
Sotto sotto non c'è altro...
paura..
solo paura.
Lo capisce?,
è la magia del vetro...
proteggere senza imprigionare..
stare in un posto e poter vedere ovunque,
aver un tetto e vedere il cielo...
sentirsi dentro e sentirsi fuori,
contemporaneamente...
un'astuzia,
nient'altro che un astuzia.
Se lei vuole una cosa e però ne ha paura non ha che da mettere un vetro in mezzo..
tra lei e quella cosa...
potrà andarle vicinissimo eppure rimarrà al sicuro...
Non c'è altro..
io metto pezzi di mondo sotto vetro perché quello è modo di salvarsi,
Si rifugiano i desideri,
lì dentro...
al riparo dalla paura..
una tana meravigliosa e trasparente"
Ma può forse un palazzo interamente di vetro mirare a racchiudere per sempre le nostre emozioni, al riparo da tutto?!
Ma può forse un palazzo interamente di vetro mirare a racchiudere per sempre le nostre emozioni, al riparo da tutto?!
Per il Signor Rail capire Horeau era paradossalmente semplice perché il vetro dei finestrini della Locomotiva che aveva creato, alla fine racchiudevano anch'essi un mondo che poteva scorrere velocissimo..
Come quando ci si mette da fermi a roteare su sé stessi..
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