giovedì 11 aprile 2019

Circe di Madeleine Miller

Circe

di Madeline Miller




Trama: Ci sembra di sapere tutto della storia di Circe, la maga raccontata da Omero, che ama Odisseo e trasforma i suoi compagni in maiali. Eppure esistono un prima e un dopo nella vita di questa figura, che ne fanno uno dei personaggi femminili più fascinosi e complessi della tradizione classica. Circe è figlia di Elios, dio del sole, e della ninfa Perseide, ma è tanto diversa dai genitori e dai fratelli divini: ha un aspetto fosco, un carattere difficile, un temperamento indipendente; è perfino sensibile al dolore del mondo e preferisce la compagnia dei mortali a quella degli dèi. Quando, a causa di queste sue eccentricità, finisce esiliata sull'isola di Eea, non si perde d'animo, studia le virtù delle piante, impara a addomesticare le bestie selvatiche, affina le arti magiche. Ma Circe è soprattutto una donna di passioni: amore, amicizia, rivalità, paura, rabbia, nostalgia accompagnano gli incontri che le riserva il destino - con l'ingegnoso Dedalo, con il mostruoso Minotauro, con la feroce Scilla, con la tragica Medea, con l'astuto Odisseo, naturalmente, e infine con la misteriosa Penelope. Finché - non più solo maga, ma anche amante e madre - dovrà armarsi contro le ostilità dell'Olimpo e scegliere, una volta per tutte, se appartenere al mondo degli dèi, dov'è nata, o a quello dei mortali, che ha imparato ad amare.

Pagine Libro: 411 pag.
Titolo originale : Circe
Traduzione italiana: Marinella Magrì 

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Circe. Il solo nome fa affiorare alla mente la magia curativa dell'anima, o almeno è ciò che io ho sempre visto in questa figura mitologica.
Appena entrata in libreria, la copertina e il titolo dedicato interamente a questa donna mi ha attratta e ad ora ne sono molto felice.

Madeline che è l'autrice-studiosa e amante dei miti greci, ha saputo davvero coinvolgermi pian piano in quella che è la figura di Circe, non solo come donna, ma come maga, come naiade, titana, dea, mortale e bambina.

300 anni e pù di esilio nell'isola di Eea, per trovare uno scopo alla sua vita, un significato e una ragione per vivere, una ragione per morire.

Non conosco nessuno che abbia provato a scrivere di Circe, a capire come non ci sia buono o cattivo, giusto o sbagliato, ma che esisteva solo la volontà di esistere e vivere  con uno scopo nella vita, che la rendesse unica a suo modo, e davvero felice.
Se pensiamo alla sua figura, a molti verrà in mente la scena in cui Ulisse ( o Odisseo come in origine lo sentirete chiamare, dato che non tutti lo sanno ma l'Odissea, parla di Odisseo che trasliterato dal latino è Ulisse) sparca nella sua isola,  e lei lo avvolge nel sesso per legarlo a quei momenti e prima di questo trasformò tutti i suoi uomini della ciurma in porci.

La sua figura  se pur minima in quel racconto, ha delle fondamenta altamente significative, e profonde, tanto che alla fine del romanzo, anche se lo si inizia a pensare e capire e figurare già in tutta la lettura, si avrà la completezza di questa figura in una chiave che, io per prima già  possedevo una visione tutta mia ma che grazie a Mdeline mi è stata confermata: Circe è stata capace di avere la volontà di essere se stessa, di essere libera dagli errori, di capire come per vivere sia necessario fare errori, di come il noi non siamo necessariamente ciò che è il nostro sangue.
In una frase Circe disse a Telemaco questo:

''tu non sei il tuo sangue, non lasciare che ti trascini giù con lui''

Era riferito alla figura del padre, di cui Atena aveva eretto a eroe, a leggenda, ma che alla fine era stato accecato da anni di guerre e impazzì al suo ritorno a Itaca... di come un uomo che sembrava un Dio Mortale, potesse essere invece una Uomo Solo e brutale, meccanico e spietato nonostante mostrasse onore e forza..... Nel libro erge molto il concetto di ''come uno è'' e ''come uno appare''.
Tutti nella vita lottiamo con noi stessi, ci leghiamo a chi ci dicono che siamo, e cè chi si distacca da tutto questo, ma non tutti riescono a farlo, cè chi si lega le emozioni che vengono da parole altrui, anzichè dalla propria personalità.
Tutto viene incastrato perfettamente...
Io ho sempre amato la magia, il potere che scaturisce dalla grazia della natura, dal potere della nostra volontà di plasmare a nostro piacimento la vita se solo lo vogliamo.



Il romanzo ha inizio con lo spiegarci la nascita di Circe e come a differenza dei suoi fratelli, Lei fosse discordia dentro di sè con la spietatezza degli Dei.
Conobbe Prometo, il quale sfidò Zeus, nel portare sulla terra la conoscenza del fuoco, tutto per amore dei mortali.

Prometo aveva visto qualcosa in loro, qualcosa che non era inutile e insignificante, qualcosa di potente e che  poteva vivere in eterno, più degli Dei.

Con il tempo, il breve confronto che di nascosto ebbe con Prometeo, cominciò a crescerle dentro come un piccolo seme ( e qui non possono che venirmi alla mente anche se diverso è il momento e il significato per la persona in questo romanzo, la frase che la signora Coulter, una dei protagonisti della trilogia ''La bussola D'oro''  disse riguardo un seme che piano piano, segretamente comincia a crescerti dentro; uno può ignorarlo, e magari è immerso nel marciume, nell'odio, nel buio, ma è lì ed è un barlume prezioso che piano piano è impossibile ignorare).

Pareva che l'unica dea senza poteri fosse proprio lei, pareva che il suo fosse un eterno vivere di una semplice ninfa...e questo la faceva sentire sola, e senza nessuno con cui davvero parlare.

Conobbe un mortale di nome Glauco e se ne invaghì.
Questo la portò a voler aiutare questo ragazzo che ai suoi occhi risplendeva come un Dio, e così grazie alla sua volontà fece sì che tramite la linfa di alcuni fiori, si  trasformò in un Dio sul serio.. e presiedette nel mondo sino ad allora accessibile solo a Circe... ma ben presto si dimenticò di lei.

Quello che Circe non sapeva era che non era magico il fiore di per sè ma era lei e ciò che desiderava, quello che aveva dentro di sè, la forza nell'imprimere sè stessa e la sua volontà nella magia, a rendere tale la sua riuscita nel far si che la magia fosse completa e operante.

Alla fine però questa sua gioia le si ritorse contro perchè una volta che Glauco ebbe il potere degli Dei, la dimenticò, e volle in moglie Scilla, la quale ninfa non era altri che la futura Scilla-il mostro , che avrebbe ucciso migliaia di uomini...
Mortificata dalla non curanza di Glauco nei suoi confronti, e l'allontanamento che egli voleva, Circe decise di svolgere un incantesimo con i ''fiori'' che credeva magici( di forza loro), e lo rivolse a Scilla la ninfa civettuola, sperando che la sua natura di opportunista venisse a galla...
Scilla si trasformò in un mostro da testi voraci, e mortificata Circe andò a parlare con suo padre, ammettendo la colpa di ciò che era avvenuto...

Purtroppo però, i fiori non erano magici di per sè, era Circe, che con le dovute cure e la sua voglia di fare magie, era riuscita a compiere quell'atto: aveva il potere di far emergere i suoi desideri.
Non è che Glauco fosse un Dio dentro di sè, e nemmeno Scilla un mostro vorace di carne umana.
Circe esprimeva se stessa attraverso formule, desideri, pensieri e volontà con le piante, con gli animali e con tutta la natura che la circondava.

Esercitava un arte chiamata Pharmakeia, che aveva a che fare con i pharmaka ovvero ciò che appena spiegato...e gli Olimpici temevano quell'arte.

Se come i suoi tre fratelli, nati dal dio Elios del Sole, non li avesse usati per colpire chi come lei era immortale, Zeus non avrebbe fatto nessun accenno a muoversi, eppure così facendo suo padre in accordo con il Padre dell'Olimpo, decise di spedirla in esilio all'Isola di Eea per l'eternità....(pag.73)


Essere esiliata poteva essere un tormento, eppure Circe fece di quell'isola la sua dimora e si dedicò per anni e anni allo studio delle erbe, degli alberi, delle piante...
E una sua grande amica e compagna fu una leonessa.
Circe aveva il potere di dominare qualsiasi bestia.... quando venne a mancare nonostante visse più di 100 anni sotto l'influenza del suo essere divino, fu un grande dolore affettivo per la maga.

''Avevo un briciolo d'orgoglio,
 come ho detto
, e quello era un bene.
Di più sarebbe stato fatale.
Lasciate che vi dica cosa non è la magia:
no è un potere divino che sgorga con un pensiero e un batter d'occhi.
La magia dev'essere creata e plasmata, 
pianificata e investigata,
estratta, 
esiccata,
 sminuzzata e macinata, 
bollita, 
evocata con parole recitate e cantate.
E ancora,
 puà fallire, 
come agli dèi invece non succede. ''

( pag.89)


In questo percorso si vede come si cominci a delineare ciò che Circe cerca di essere: 
Prima l'unica luce che vedeva nella sua vita passiva, ed obbediente, era quella che portava Elios, quando arrivava nel palazzo di Ossidiana che si era fatto erigere... ma ora, la sua casa era sua e basta, e ne godeva di ogni minimo attimo. Aveva un posto tutto suo, in cui la notte non le faceva più nessun timore, e anzi amava andare nel bosco, e coglierne ogni fiore, ogni pianta possibile che potesse giovare alle sue creazioni...

Non era poi così male...ma ci fu Ermes, il Dio messaggiero che poteva viaggiare nel regno dei vivi e in quello dei morti, che cominciò a farle visita e occupare il suo letto, anche se solo per piacere, e intendo piacere di entrambi, perchè era solo per un semplice gioco di dare e avere ( avere notizie di ciò che accadeva al di fuori di Eea) in un tacito accordo...

Purtroppo Ermes tendeva corde troppo a lungo e si eccitava a vedere come una donna poteva spezzarsi... e Circe non lo volle più nel suo letto, da che fu ella stessa ingannata dal Dio a suo modo.

Si trovò costretta ad attraversare ( in un permesso di Elios temporaneo) il mare e arrivare alla dimora di sua sorella per aiutarla nel parto.

Come dissi all'inizio, sono tre i fratelli che come Circe sono nati dalla ninfa Perseide ed Elios il Dio del Sole : Circe, Pasifae e Perse, Eete.
Pasifae sposò al tempo Minosse, e regnava a Creta grazie ai suoi veleni e inganni... però rimase incinta del toro sacro  e a momenti avrebbe partorito il Minotauro.
In quell'occasione Circe conobbe Dedalo, l'uomo che andò ad Eea a prenderla per portarla dalla sorella..
Un uomo dolce, premuroso, che amava costruire. Un artigiano di fama assoluta, che metteva un ingegno e un eleganza ovunque mettesse le mani, relegato a Creta in prigionia per paura di ciò che potesse fare Pasifae, a suo figlio Icaro.

Lei lo voleva tenere per sè, e a maggior ragione, lo teneva in pugno anche per la nascita del Minotauro: se ben ricordate, ho detto che nel romanzo Pasifae è stata ingravidata dal toro sacro...
ebbene, successe perchè Dedalo sotto sua richiesta le costrui una vacca di legno in cui lei potesse infilarsi, dato il toro non si faceva avvicinare.... il problema fu che il toro, alla vista della vacca si avvicinò.
Fa molto ridere, eppure così fu. Poi come si suol dire potrei stare a parlare ore su quante similitudine vi fossero tra Pasifae e ciò che il Toro sacro credeva, leggendone i comportamenti, ma non è questo il luogo e se prenderete il libro, capirete tranquillamente come mai non mi stia in simpatia.
Sta di fatto che sua sorella chiamò Circe, perchè paradossalmente era l'unica che sapeva sarebbe accorsa e avrebbe estratto la creatura dalla sua pancia.

Prima del rimpatrio a Eea, tra Dedalo e Circe scattò qualcosa di importante, per cui la donna che ora era e sentiva non era pronta ... giacerono assieme per alcune notti e il ricordo delle mani calde e salde, dell'uomo onesto e buono che amava suo figlio più di tutto, fece sciogliere il cuore della nostra maga...
Un telaio  fatto dallo stesso Dedalo, un telaio unico al mondo per filare le fu regalato e sarebbe stato di conforto ogni attimo.

Pero' da quell'avventura fuori da Eea si cominciò a delineare un altra consapevolezza, quella degli uomini mortali che non riuscivano a riscattarsi da loro essere marci dentro.... Circe fu violentata per la prima volta in vita sua da un capitano: improvvisamente la sua isola fu a rotazione diciamo, presa come isola di salvezza, per alcune navi e lei diede cibo, asilo e bevande ma fu ripagata così...

Quella fu la molla che fece scattare qualcosa di sadico in lei...

Si comportavano tutti coi medesimi approcci, sempre gli stessi, e come loro Circe non si fece più toccare ma al contrario trasformava ogni equipaggio in porci.

A pagina 206, però arriva l'allora definito ''prode'' Odisseo... che al contrario degli uomini del suo equipaggio e precedentemente messo in allarme da Ermes (che gli conferì il mòli , l'erba che se mangiata rendeva immune da qualsiasi incantesimo, magia, sortilegio della maga dell'isola) sorprese Circe.

Il telaio. Odisseo, al contrario degli altri uomini, osservò non i tesori, non lei, non le sue ricchezze all'interno  della casa, ma il telaio.

Amava profondamente sua moglie Penelope e ne parlò a cuore aperto a Circe, tanto da far sì che la famigliarità che lo avvolgeva e quel suo charme diremmo oggi di farsi ascoltare e trascinare, fu per lei un momento di lucido lasciarsi andare.

Divennero amanti nell'isola e quando Odisseo ripartì, non lo seppe mai ma Circe aspettava un figlio  da lui e il suo nome, il nome che gli diede fu Telegono ( era un nome che molto si avvicinava a Telemaco, figlio nato da Odisseo e Penelope, e non fu un caso.. perchè in cuor suo voleva avere una famiglia e quella era la sua perversione egoistica per averla)

Da qui... lascio il finale nelle vostre mani. Nei vostri occhi che sapranno leggere cosa vi sarà dopo la storia che noi tutti sappiamo........
Posso dire che la figura di Dedalo e di Telemaco sono state amate profondamente da me.

La chiave di lettura di questo romanzo sta nell'immedesimarsi empaticamente coi personaggi...e questo dono lo abbiamo noi in primis e lo ampliamo quando troviamo autori capaci di portare su carta emozioni vive.

E' un bel libro, e mi è davvero piaciuto molto.


sabato 6 aprile 2019

Dizionario di Mitologia di Anna Ferrari

Dizionario di Mitologia

di Anna Ferrari



Trama:La mitologia classica si presenta come un estesissimo mosaico di storie che "raccontano un mondo parallelo a quello naturale e quotidiano, popolato di creature divine e fantastiche che si annidano negli interstizi della realtà. Il Dizionario di Mitologia di Anna Ferrari offre una guida delle tessere di questo mosaico, accompagnando il lettore attraverso la storia di innumerevoli dèi ed eroi. La sua originalità consiste nel non limitarsi a dar conto del mito nell'antichità classica, ma nel seguirne i periodici affioramenti e le ricomparse nella cultura dell'Occidente dal Medioevo all'età contemporanea. A questa attenzione per la vitalità del mito classico si affianca un secondo elemento di originalità, rappresentato dalla presenza di voci dedicate non solo a dèi, eroi, località di importanza centrale nel mito, ma anche a temi, argomenti, piante, animali, oggetti quotidiani. Ogni oggetto, concetto, idea, infatti, nasconde un versante mitico la cui esplorazione è motivo di continue sorprese.

Pagine: 839
Autore: Anna Ferreri

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"Igea era la Dea della salute e veniva considerata figlia di Asclepio, anche se alcune tradizioni la ritenevano moglie  del Dio della medicina. Talvolta il suo nome è considerato un epiteto di Atena"

Una cosa straordinaria è poter trovare e capire molte delle associazioni dei nomi e ciò che  vi è dietro. Parole e significati persi nel  tempo,riescono a ritrovare linfa vitale attraverso questo stupendo dizionario

L'antichità Mitologica presenta molti nomi a noi sconosciuti, dimenticati, mai resi alle nostre orecchie in modo da impararli

Taluni li abbiamo però sentiti nell'Iliade, nell'Odissea, nella mitologia greca, nei racconti antichi.

Un dizionario completo che ci conduce a un approfondimento della Mitologia Greca  e Latina.

Personaggi divini,eroici, leggendari;
Località mitiche o teatri di vicende;
Alberi,piante, fiori  e animali fantastici o reali;
Strumenti simbolici ricorrenti in miti e fiabe;
Aspetti religiosi classici ( feste,culti,riti) ;
Viaggi,nascita, morte, oltretomba...
Tutto questo in un dizionario che oltre ad essere appassionante, porta  nozioni importanti al nostro comprendere e sapere.


martedì 2 aprile 2019

Robin Williams , i sogni non muoiono mai di Emily Herbert


Robin Williams

i sogni non muoiono mai
di Emily Herbert



Trama:

L'11 agosto 2014 Robin Williams, attore premio Oscar e comico di fama internazionale, si toglie la vita nella sua casa di Tiburon, in California. Il mondo è sotto shock, nessuno riesce a spiegarsi - tranne forse pochi intimi quali possano essere le cause di un gesto così estremo. Nei giorni successivi si scoprirà che Williams aveva a lungo combattuto una battaglia impari contro la depressione e le dipendenze. Chi lo ha conosciuto è rimasto folgorato dall'esuberanza incontenibile e dalla sensibilità di un uomo che è stato in grado di far ridere intere generazioni di spettatori. Un vero genio della risata, passato dagli spettacoli di cabaret ai red carpet e alle produzioni milionarie senza mai perdere la sua inesauribile vena comica; nel corso degli anni l'attore ha interpretato con successo numerosi ruoli, spaziando dalla commedia al genere drammatico. Per tutti Robin Williams è stato una presenza rassicurante, sempre generosa, capace di regalare un sorriso anche nei momenti di difficoltà e per questo motivo la sua scomparsa appare ancora più dolorosa e irreparabile. Dietro tanta ironia e tanta energia si nascondeva un uomo fragile e indifeso, inseguito da incubi e paure. Il volume di Emily Herbert celebra la vita e la carriera di un artista che ha fatto sorridere il mondo intero.

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"Carpe Diem, cogliere l'attimo ragazzi" 

"Eccoti qua, Peter"

 "Avventurosi attenzione,
non cominciate se non avete intenzione di finire" 

"Quando fece me, dio gettó lo stampo"

(....)

Robin  è stato un uomo che ho amato di cuore tramite i suoi film, tramite gli sketch, tramite tutto ciò che decideva di toccare e mutare in opere d'arte che toccavano l'anima.
Ha scosso una vita di arte, la mia.
Emily ha saputo raccontarlo attraverso le sue interviste, e attraverso una storia umana dietro ai mille volti di Robin... Consiglio a chi ha amato questa persona artisticamente di prendere il libro in considerazione. Anche se fa male sapere non avremo più film suoi... E fa male ricordare di sapere che si tolse la vita.

Per conoscere alcune delle fragilità e frammenti della vita di quest'uomo, e per capire come lottó ogni giorno per un felicità che è riuscito a trasmettere, senza averne ... Tutto questo è in questo piccolo m grande libro.

lunedì 1 aprile 2019

Billy Nebbia e il dono dell'oltrevista di Guillaume Bianco



Billy Nebbia

e i doni dell'oltrevista

                              di Guillaume Bianco



Pagine: 143
Illustrazioni : J-L. Deglin
Traduzione: Stefan Visinoni


"Non perdere tempo a fare cattiverie, 
gli anni passano a una velocità folle,
vedrai. 
Sii gentile coi tuoi genitori, 
studia e fai il bravo a scuola"


Billy vede il mondo a modo suo, con gli occhi della Morte.
Non crede molto all'aldilá ma  crede in quello che vede e che scopre .
Quando il suo gatto muore, quando si accorge che qualcosa dentro di lui si è spezzato, e l'amicizia con il suo gatto Tarzan era più importante del resto, comincia a cercare una soluzione per capire la Morte.

Si imbatte in alcune pagine di giornale inerenti a Babbo Natale, in cui si parla di come lo stesso sia molto vecchio e sicuramente deve sapere come raggirare la morte stessa.

E da qui tra avventure  e scoperte, Billy ci porta nella semplicità dei suoi giorni, che altri non sono che giorni di un bambino che vede tutto quello  che gli adulti non percepiscono... Forse per paura, forse per pigrizia , forse perché a loro va bene una vita ordinaria..
Crescere non è semplice, e ci si accorge di quanto sia difficile solo da adulti, quando si guarda indietro.. quando si pensa a come eravamo, a come vedevamo alcune cose... E tante volte mica riusciamo a riconoscerci .
Facciamo fatica.
Eppure Billy è un bimbo come molti, non è cattivo, ma sperimenta. Sperimenta quello che la vita gli offre, quello che la sua vita gli fa percepire.
A volte fa il buono, altre volte rischia e fa scelte sbagliate...